Ricordo e riflessioni di Salvatore Faggiani
Con il suo carisma, la sua umiltà, la sua cultura e soprattutto con la sua bontà e la sua umanità è stato esempio e guida per i potenti, i ricchi, i poveri, gli ammalati, i sofferenti, gli anziani, i bambini e i giovani, che ha amato così tanto da riservare loro l’ultimo pensiero terreno.
Alle 21.37 del 2 aprile 2005 si è spenta la «Luce»; quella Luce che ci ha guidati, aiutati e accompagnati per ventisei anni e mezzo. E’ stato il Papa di tutti, credenti e non credenti, dei ricchi, dei potenti, dei poveri, degli ammalati, dei sofferenti, degli anziani, dei bambini e dei giovani. Come ha detto il Cardinale Ruini: «Dobbiamo essere grati a Karol Wojtyla per essere stato tra noi e con noi e a Dio per avercelo donato». E’ stato l’Uomo pellegrino, l’Uomo della comunicazione anche gestuale, l’Uomo della grande umiltà, l’Uomo della pace e della preghiera per la pace. Soprattutto è stato il Papa dei poveri, degli ammalati e dei sofferenti, dei bambini e dei giovani. Si, i giovani! Li ha amati sino all’ultimo respiro terreno; a loro ha dedicato l’ultimo pensiero: «Vi ho cercato e voi siete venuti». Nessun uomo al mondo ha amato, ha capito e ha creduto nei giovani come Lui! Come Uomo è stato talmente «grande», al di là del quale non si può andare!
Ho avuto la fortuna di conoscere, anche se in età giovanissima (8 – 13 anni), Papa Giovanni XXIII, il «Papa buono», ed ero convinto che non avremmo più avuto un Papa così. Ho dovuto ricredermi perché Papa Wojtyla, come ha detto il Cardinale Sodano, è stato «Grande».
L’Uomo e il Papa che ha sconfitto il comunismo e, come ha affermato Gorbaciov, senza di Lui il muro di Berlino non sarebbe stato abbattuto!
Quando ero bambino il catechismo mi ha insegnato che «il Papa è il Cristo in terra». Tramite il Vangelo tutti noi conosciamo la vita terrena di Gesù Cristo. Papa Giovanni Paolo II è stato senz’altro la realtà terrena del «Cristo in terra». Ha avuto anch’Egli la «sua passione». Non tragica, mortificante, spietata e dolorosa come quella di Gesù, ma simile come significato e sofferenza. Perché il Morbo di Parkinson, che lo ha accompagnato per quattordici anni, è una malattia subdola, cattiva e degenerante per il fisico e questo, purtroppo, lo so perché l’ha avuta mio padre negli ultimi sedici anni di vita, e quindi immagino quanto grande è stata la Sua sofferenza! Lui però non si è mai arreso!
E’ stato veramente «il Cristo in terra» perché nessuno può e potrà mai negare la dimensione planetaria del Suo apostolato, la grandezza della Sua misticità religiosa, della Sua contemplazione filosofica e della Sua creatività poetica. Ha lasciato un segno profondo e indelebile nella storia contemporanea del ventesimo secolo e ha tracciato il giusto sentiero per l’alba del ventunesimo secolo: «Mai più la guerra, mai più l’odio razziale e religioso, mai più la sofferenza!», «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza la verità!». Ci ha lasciato il Suo grande insegnamento e il seme dell’amore e della speranza che tutti noi dobbiamo curare e far germogliare.
Dalle 21.37 del 2 aprile 2005, però, ci sentiamo tutti più tristi, più poveri, più soli, più paurosi e abbandonati perché si è spenta la «Luce». La Luce dell’amore, della libertà e della pace.
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