"Io e Daniela Santanchè? Siamo molto più che amici". In un'intervista aVanity Fair Alessandro Sallusti fa outing pochi giorni dopo l'intervento d'urgenza al cuore al quale è stato sottosposto lunedì 16 maggio. Ha solo 54 anni ma il suo stile di vita non è esattamente rilassante, soprattutto da quando, rimasto solo alla guida del Giornale, è toccato a lui condurre a favore di Berlusconi una campagna feroce, risse televisive comprese. E, oltre che di Silvio Berlusconi, di Letizia Moratti e del suo ex capo Vittorio Feltri, parla anche di sé, della vita che sogna e di una casetta sul lago. Rivelando così anche un lato inedito, addirittura romantico. "Lo sono. Nonostante mi sia sposato e separato due volte, ho sempre sognato la famiglia da Mulino Bianco. Ho anche trovato il posto, una casetta con il giardino in riva al lago: manca solo la donna da portarci". Non potrebbe essere Daniela Santanchè? Vi hanno fotografati mano nella mano. "Daniela è per me una persona importante. Con me in ospedale c’erano lei e Feltri". Quindi è vero che state insieme? "Non siamo fidanzati, se è quello che vuole sapere. Ma siamo sicuramente più che amici".
Feltri vi chiama "Olindo e Rosa": anche nella vita siete così aggressivi? "Io sarei l’opposto. Ma da quando ho litigato in tv con D’Alema, ci si aspetta da me che faccia sempre incazzare tutti". E la Santanchè, nel privato, come è? "Molto dolce. Passa le serate a lavorare a maglia per il figlio". Mi prende in giro? "Giuro. Odia uscire e andare alle feste. Ma anche lei ha un ruolo". Diceva che in ospedale è venuto a trovarla anche Feltri. Che cosa le ha detto in clinica? "'Avevo bisogno di vederti perché sto male solo all’idea che tu stia male'. Io gli ho risposto in modo ancora più sintetico, perché Vittorio mi mette in soggezione. È una delle poche persone che mette in soggezione anche Berlusconi. E viceversa".
Nell'intervista, pubblicata nel numero di Vanity in edicola mercoledì, Sallusti parla ovviamente anche di poilitica, a partire dalle elezioni amministrative a Milano dove la Moratti non è uscita bene dal primo turno e c'è chi dà la colpa proprio ai toni aggressivi introdotti da Il Giornale nella campagna. "I toni non c’entrano. Nessuno ha il coraggio di rinfacciare alla Moratti la disfatta, eppure tutti nel partito sapevano che partiva dal 40%: guadagnando un punto e mezzo le è già andata di culo. Nessuno osa dire che ha sbagliato Berlusconi a dare ai giudici dei brigatisti o a fare i comizi sotto Palazzo di Giustizia. Allora dicono che è colpa del Giornale, dei falchi, della Santanchè. Rispondo che sono ipocriti: se critichi ilGiornale, che sostiene le posizioni di Berlusconi, critichi il capo del partito".
La Moratti ha qualche speranza di vincere il ballottaggio? "Secondo me, no". Qual era il problema della Moratti? "Sicuramente il candidato era debole. Negli ultimi sei mesi non ho incontrato una persona di centrodestra disposta a votarla. Ha visioni, penso all’urbanistica e all’Expo soprattutto, che la gente non capisce. Troppi cantieri non finiti, troppe cose fatte solo per le minoranze: le piste ciclabili, per esempio". Vicina a Formigoni è anche la Sec, l’agenzia che ha curato la criticatissima strategia di comunicazione della Moratti. Sono stati loro a consigliarle infelicemente di tirare fuori, durante il confronto televisivo a Sky, la vecchia storia della condanna di Pisapia per il furto di un’auto poi usata per un sequestro? "La Sec nega". Non sarà stato lei a imbeccarla? "Chi mi accusa non conosce i miei rapporti con il sindaco uscente, e soprattutto non conosce lei: non ascolterebbe mai un mio consiglio. Prima del gennaio scorso, quando mi invitò per un caffè a Palazzo Marino, non la conoscevo neppure. Qualche giorno dopo mi telefona: 'Guarda, direttore, forse possiamo darci del tu'. Lì ho capito che era davvero in difficoltà, perché se una così scende dal piedistallo e si abbassa a dare del tu a uno che le sta evidentemente sui coglioni... Malgrado tutto, penso davvero che sia molto meglio lei di un pericoloso estremista come Pisapia".
Nessuno nel partito si era accorto della sua debolezza? "Certo che sì, e si è pensato alle alternative: Confalonieri era forse la più forte. Ma a Milano non si può far fuori un sindaco che si chiama Moratti". Sta dicendo che il Pdl è andato consapevole verso la batosta? "No, ma siccome il partito si è abituato ad avere uno con la criptonite che risolve tutte le situazioni, c’è stata l’incoscienza di dire: 'Tanto ci pensa Berlusconi'". Stavolta non ha funzionato. "È evidente che le vicende dell’ultimo anno hanno lasciato il segno, soprattutto nell’elettorato femminile". Ruby l’ha conosciuta? "Mai. Conosco solo la Minetti". Di lei che cosa pensa? "Inquietante. Adesso sappiamo perché è andata a occupare quel posto. Non è un bell’esempio". Quindi a volte anche lei critica Berlusconi. "Se non lo critico quasi mai non è perché penso che non abbia difetti, ma perché lo reputo un talento che alimenta la sua genialità anche con i vizi, come Maradona o Michael Jackson. Fondamentalmente sono dei pazzi". Non pensa che un politico dovrebbe avere uno stile di vita più sobrio? Soprattutto se, come Berlusconi, si erge a guardiano della famiglia tradizionale? "Berlusconi si è impegnato a fare una politica a sostegno delle famiglie, non a salvare la sua, di famiglia, o a non scopare".
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