Da un mese nella palazzina gialla di Somma Vesuviana (Napoli) la famiglia Rea aspetta. Aspetta che gli inquirenti mettano la parola fine alla vicenda che ha portato alla morte la loro figlia Melania, sparita il 18 aprile scorso e trovata due giorni dopo straziata dalle coltellate in un bosco del teramano. Ma aspettano anche di sapere la verità. Non solo da chi sta svolgendo le indagini, anche da Salvatore, il loro genero. E attendono che proprio lui spieghi tutte le contraddizioni che in questo mese si sono avvicendate. E se prima in casa Rea tutti lo difendevano, ora qualche dubbio inizia ad affiorare. Papà Gennaro, 58 anni, 33 nell’aeronautica, mamma Vittoria, casalinga, 56 anni e anche Michele, il fratello di Melania di 32 anni, anche lui nell’aeronautica, sembrano vacillare. Fanno sempre più fatica a credere alle parole di Salvatore.
"Al momento siamo in stand by. Stiamo aspettando. Adesso un dubbio io ce l'ho. Ma stiamo attendendo gli eventi. E anche se Salvatore non è colpevole dell'omicidio, per noi è così, deve spiegare tante cose. Se sa deve parlare e spiegare tutto agli inquirenti. Deve dire la verità, se sa qualcosa deve parlare". Ne è convinto Gennaro Rea, padre di Melania che ad Affaritaliani.it spiega: "Dopo la denuncia di scomparsa di Melania Salvatore si è cambiato. Indossava ciabatte e calzoncini. Perché?".
E sul tradimento tra Parolisi e la soldatessa Ludovica: "Non sapevamo nulla del tradimento, se no mia figlia non sarebbe morta. Per ora però sono fatti che accantono, ma che non dimentico". Di quella storia extraconiugale, assicura, in famiglia nessuno sapeva. "E secondo me per ragioni che non sto a dire, anche mia figlia non ne era al corrente. Lo escludo in modo categorico. E se invece l'aveva scoperto era da pochissimo. Credo il giorno prima della morte. Ma saranno gli inquirenti a stabilirlo". E precisa: "Se avessi saputo non avrei fatto finta di niente. Melania ha lasciato la sua casa, il suo paese, lo ha seguito dove lui ha voluto, dopo il matrimonio, per finire uccisa a coltellate in un bosco".
Ma Parolisi dovrà spiegare anche il gelo che c'è stato ai funerali tra le due famiglie. Gennaro racconta che, dopo essere entrato in chiesa, non è stato neanche salutato dai genitori di Salvatore. Ma poi si giustifica: "Erano le circostanze. Non c'era freddezza. Quando siamo rientrati ci siamo visti a casa nostra per un caffè".
E poi c'è la piccola Vittoria, la nipote, unico ricordo della figlia uccisa. Lei, bimba di pochi mesi che chiede continuamente della sua mamma Melania. Gennaro e la moglie la terranno a Somma Vesuviana e si prenderanno cura della sua educazione: "Non si penserà che un uomo da solo con un impegno lavorativo molto intenso possa accudire giorno e notte una bambina di pochi mesi".
INDAGINI SUL PC DI PAROLISI- Non si fermano intanto le indagini sulla morte di Melania. Dopo l'audizione di una soldatessa con cui Parolisi avrebbe avuto una storia prima di quella con Ludovica, di colleghi e superiori gerarchici di Salvatore Parolisi, chiamati a descrivere il comportamento del caporalmaggiore nella vita lavorativa,e il lavoro certosino dei carabinieri del Ros per tentare di venire a capo delle sovrapposizioni di celle telefoniche e perdita di traffico utile che impediscono, ad oggi, di rispondere con certezza alla domanda chiave dell'inchiesta sull'omicidio di Melania Rea, sul fatto chela donna sia mai stata a Colle San Marco di Ascoli Piceno, con il marito e la figlioletta Vittoria, come sostiene Parolisi, o se già alle 14:30-15 del 18 aprile si trovasse nel Bosco delle Casermette di Ripe di Civitella, dove il 20 mattina è stata ritrovata cadavere, ora le indagini della procura di Ascoli si spostano sulla tecnologia. Gli investigatori hanno guardato e riguardato i filmati (girati da carabinieri in borghese) dei funerali di Melania per individuare comportamenti sospetti, analizzare le espressioni del marito e di altri visi. Si sono fatti consegnare da Parolisi il computer. Sanno che sapeva destreggiarsi bene su internet, amava chattare, aveva contatti che saranno monitorati uno per uno.
LE IMMAGINI |
LE IMMAGINI PASSATE ALLA TV- Tutto passato alla moviola dalle tv: le immagini di Salvatore in lacrime aggrappato alla sorella, i genitori e il fratello della moglie di là dal muro invisibile che ormai sembra separarli. Alle esequie era presente anche Raffaele Paciolla, l'alter ego di Parolisi in tutte le fasi cruciali della sparizione e del ritrovamento di Melania. Lui e la moglie hanno consegnato spontaneamente il Dna ai carabinieri di Ascoli, "non avendo nulla da nascondere", spiega il suo avvocato. Addirittura Paciolla aveva già consegnato i suoi tre cellulari: evidentemente, chiosa un investigatore, si sentono così sicuri da anticipare eventuali richieste di chi conduce l'inchiesta. Che, allo stato, resta ufficialmente "senza persone iscritte nel registro degli indagati.
Ma gli inquirenti vogliono chiarire tutto: dall'ipotesi che Melania sia stata ammazzata per vendetta nei confronti del marito, a quella della rivalità amorosa diretta.
SI CERCANO I TESTIMONI- Un testimone, l'avv. Savino Lolli, ha fornito elementi utili per identificare la donna che come lui era al San Marco il 18, e potrebbe riferire se Melania e la famiglia si trovavano lì o no. I pm cercano anche altri testimoni, mentre sul fronte dei rilievi tecnici pesa l'ostacolo di un ponte telefonico dominante nelle ore della sparizione di Melania. In gergo, il ponte dominante è quello che aggancia per primo un telefono cellulare, che per varie ragioni (traffico di rete elevato ecc.) può poi agganciarsi ad un ponte servente. Dai primi riscontri del Ros è emerso che il ponte dominante del telefonino della donna era il medesimo: nell'area delle giostre di Colle San Marco e in quella del bosco dove Melania è stata trovata morta. Nessuno squillo intermedio ha consentito di tracciare un eventuale percorso fra i due luoghi, ma gli esperti cercheranno di affinare ancora la ricerca. Altro problema, l'assenza di traffico telefonico fatturato sull'apparecchio di Melania nelle lunghe ore fra la scomparsa e il ritrovamento del cadavere. Se un telefonino viene spento e poi riacceso, il traffico volatile, non fatturato, va perduto, per un'economia legata alla velocità di connessione: "è un fatto automatico - spiega un investigatore -, come quando si cerca di versare acqua in un recipiente già pieno: una parte del liquido che c'è fuoriesce automaticamente".
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