sabato 14 maggio 2011

“Ami un cattolico? Ti brucio con la nafta”




Musulmana, 21 anni, e con un grande coraggio: quello di portare in tribunale l’intera famiglia per aver tentato di osteggiare con la violenza il suo rapporto con il fidanzato cattolico. Ne parla La Stampa in un articolo a firma di Anna Sandri:Una storia voluta e difesa fino in fondo, fino a portare in tribunale mezza famiglia. Il padre, la madre, lo zio, un amico dello zio, un cugino. Tutti a vario titolo accusati di minacce e maltrattamenti, di lesioni e violazione di domicilio fino ad arrivare al tentato sequestro di persona. Una famiglia coalizzata contro una ragazzina: lei, musulmana, aveva osato l’inosabile. Quel primo amore, rimasto l’unico, è cattolico. Leonora Jahja, oggi, ha 21 anni. Parla un italiano perfetto; è acuta nei giudizi e profonda nelle riflessioni. Lavora come impiegata nell’azienda di autotrasporti della famiglia del marito, Giacinto Bergamasco di 24 anni.Ma è stata, per Leonora, l’occasione per raccontare tutta la sua storia, la stessa che vorrebbe trasferire in un libro «perché tante ragazze subiscono quello che io ho subito, e devono capire che una via d’uscita c’è. Per l’integrazione bisogna lottare, non avere paura». La famiglia Jahja arriva in Italia nel 2005 dalla Macedonia. Padre, madre e questa unica figlia che allora ha 15 anni. Il lavoro c’è, la casa arriva subito dopo: in affitto sotto l’appartamento dove vivono i proprietari, la famiglia Bergamasco, a Quinto di Treviso.
E quando la razzza si fidanza con Giacinto cominciano i guai:
Sono parole spaventose di una madre: «Farai la fine di Hiina»; sono messaggi da incubo di un padre: «Ti brucio con la nafta». Lei resiste, Giacinto la sostiene. Leonora aspetta solo di compiere 18 anni per fuggire; un po’ alla volta si porta via le cose dai cassetti e le passa al fidanzato per poter alla fine uscire senza niente addosso e non tornaremai più. Lo fa appena diventa maggiorenne. Lascia una lettera, e fa poca strada: va a casa della famiglia del fidanzato. Da quel momento se possibile le violenze si fanno ancora più crude: quando la giovane coppia va in Macedonia per i documenti necessari alla cittadinanza italiana, Leonora si accorge di essere seguita e per metterla in salvo serve l’aiuto della polizia. I due ragazzi continuano a vivere a casa della famiglia di lui; il padre di Leonora fa irruzione più di una volta, la riempie di botte, la trascina per i capelli, una sera la prende a calci sulla pancia «forse – dice lei – pensava che fossi incinta». Giacinto e Leonora si sono sposati il 13 dicembre del 2008. La domenica vanno a messa, lei vorrebbe convertirsi, battezzarsi, sposarsi in chiesa. Non è così facile: «Ma io so aspettare».

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