domenica 22 maggio 2011

Dollaro a picco. Parola di Goldman Ecco come approfittarne sui mercati


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Perché il dollaro possa stabilizzarsi o addirittura tornare a salire contro euro e yen occorrerà che i grandi investitori internazionali vengano convinti dell’opportunità di effettuare ulteriori investimenti a lungo termine in asset denominati nella divisa americana. Ma con una disoccupazione che appare destinata  rimanere a livelli elevati a lungo, un consolidamento fiscale alle porte, un sia pure prudente avvio della “exit strategy” da parte della Federal Reserve  e dato il continuo stato di debolezza del mercato immobiliarel’ipotesi sembra agli analisti di Goldman Sachs improbabile.
Così gli esperti della banca d’affari americana preferiscono limare ulteriormente le loro previsioni ed ora si attendono che l’euro possa salire a 1,45 sul biglietto verde nei prossimi tre mesi (e non all’1,40 come finora stimato). Ma il calo non si fermerà qui: nei prossimi sei mesi l’euro/dollaro potrebbe salire all’1,50% per poi arrivare all’1,55% entro un anno.  Una debolezza della divisa americana che si rifletterebbe parallelamente in un cambio dollaro/yen visto in calo a 82 nei prossimi tre mesi (le precedenti stime indicavano quota 84).
Cosa significa questo per un risparmiatore italiano? Anzitutto che è forse il momento, per chi può, di approfittare del cambio favorevole e programmare una vacanza negli Stati Uniti, magari per un’estate o un fine anno diverso dai soliti (stando attenti a prenotare con sufficiente anticipo il volo e il pernottamento, così da sfruttare ogni possibile sconto e contenere il caro-carburante che da mesi incide sul costo dei biglietti aerei).
Poi, se gli Stati Uniti vi piacciono e non avete paura di attendere qualche anno,che potrebbe essere il momento buono per acquistare casa, visto che esauriti i benefici degli incentivi all’acquisto della prima casa lo scorso giugno i prezzi sono tornati a scendere riavvicinandosi ai minimi visti nel biennio 2008-2009, sia pure con qualche eccezione (rendono di più e reggono meglio gli alti e bassi del mercato gli immobili di pregio, in particolare nelle zone migliori di città come New York, Los Angeles o Washington, piuttosto che quelli a Miami o Detroit).
Se invece non siete particolarmente attratti dall’idea di investire direttamente negli Usa, potreste con prudenza iniziare a monitorare i titoli del tesoro americano a medio termine (quelli a breve hanno rendimenti reali negativi e sono dunque da evitare), quanto meno in ottica di trading visto che l’alternarsi di timori circa fiammate inflazionistiche e nuove fasi deflattive concorre a movimentare le quotazioni dei titoli con duration medio-alta e dunque offre spazi di manovra per rapide scommesse.
Se poi non volete spostarvi rispetto ad un investimento in titoli italiani o europei, sappiate che un dollaro debole fa bene a chi sostiene costi in tale valuta, come gli importatori ma anche i produttori di preziosi e materie prime (le cui quotazioni, denominate in dollari, tendono  a muoversi in senso inverso a quello della divisa Usa), come l’italiana Eni, mentre deprimono quelle aziende che in dollari incassano. E’ il caso di gruppi come Autogrill, Stm (che fattura interamente in dollari mentre esprime meno della metà dei costi in tale valuta), ma anche Bulgari (che l’oro per poterlo lavorare deve prima acquistarlo).
Se poi non volete proprio saperne di dover tenere d’occhio anche l’andamento dei cambi, nessuna paura: potete sempre puntare su strumenti obbligazionari in euro, meglio se di durata non troppo elevata o se a tasso variabile come i Ccteu italiani, con scadenza a 7 anni e la cui cedola, pagata su base semestrale, è indirizzata all’Euribor, un tasso che risente semmai delle decisioni di politica monetaria della Bce, non certo dell’andamento del dollaro.

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