“Fine del terrorismo”, “fatto epocale”, le frasi a effetto per descrivere la morte di Bin Laden si sono sprecate nell’ultima settimana facendoci credere di essere davanti a una svola. In realtà è cambiato meno di quanto si pensi e l’uscita di scena del capo di Al Qaeda non significa affatto che la missione sia compiuta. Non solo la minaccia terroristica non viene meno ma gli stessi scenari attraverso cui si svolge la “guerra al terrore” con ogni probabilità resteranno gli stessi. Bin Laden aveva smesso da tempo di essere il capo strategico dell’organizzazione occupando soprattutto un ruolo carismatico e simbolico.
Braccato dagli americani fin dal 2001, tagliate le sue risorse finanziarie, Osama era attivo nel dare “l’investitura” formale ai gruppi estremisti benedicendone i progetti, ma non c’ è certezza che molte delle azioni spettacolari messe in atto dopo l’11 Settembre siano state organizzate direttamente da lui. In seguito alla reazione americana dopo l’attacco al World Trade Center Al Qaeda è stata costretta sulla difensiva diventando un insieme di piccoli gruppi sparsi con un’ideologia comune ma che agiscono però autonomamente e indipendentemente dal “padre spirituale”. Gli attentati di Madrid e Londra sono un esempio poiché coloro che li portarono a termine avevano pochissimi legami con le aree tribali dell’ Afghanistan e avevano organizzato tutto da soli.
Tuttavia la natura stessa di Al Quaeda la rende in un certo senso “immortale” poichè non si tratta di un corpo unico a cui basta tagliare la testa per eliminarlo. E’ piuttosto un organismo formato da cellule autonome che vanno eliminate una per una (oltretutto senza avere la certezza che non si riformino in futuro).
Questa “natura” di Al Quaeda è stata percepita dagli americani i quali già da diversi anni avevano cambiato la loro strategia riportando la lotta su binari più “convenzionali” e meno militari. Una volta smantellato i campi di addestramento in Afghanistan in seguito alla cacciata dei Talebani nel 2001 gli Usa hanno preferito puntare soprattutto sulle operazioni d’intelligence, sui blitz delle truppe speciali e sugli attacchi mirati dei droni. Quest’opzione era stata adottata già sotto George Bush Jr. ed è diventata poi l’arma principale durante l’Amministrazione Obama. Una strategia che ha dato i suoi frutti tenendo Al Qaeda sotto pressione; considerato che la natura di Al quaeda resta la stessa è probabile che gli americani continuino ad adottarla in futuro.
Tuttavia Al Quaeda non sta perdendo solo il confronto militare con gli Usa. A dispetto del carisma del suo defunto capo, l’organizzazione estremistica ha perso molto consenso all’interno del mondo arabo e le popolazioni mediorientali sembrano meno attratte dal suo fascino. Nel 2001 Bin Laden era considerato un eroe dalle masse arabe; ma oggi, a causa delle continue stragi anche di civili musulmani perpetrate dai suoi uomini-bomba e dell’immagine negativa che ha dato dell’Islam nel mondo, il suo consenso è precipitato. Interessante è il risultato di un sondaggio condotto dall’istituto demoscopico d’indagine americano Pew Research secondo cui l’apprezzamento per Bin Laden in Pakistan nel 2010 sarebbe precipitato al 18% dal 46% del 2003, in Giordania dal 56% sempre del 2003 al 13% di quest’anno e in Libano dal 19% al 1% per lo stesso periodo.
In pratica Al Quaeda con la sua linea stragista non è riuscita nel suo tentativo di conquistare “i cuori e le menti” delle popolazioni mediorientali. Anche le rivolte in corso nel mondo arabo sono una prova del fallimento di bin Laden. Piuttosto che scatenare la guerra santa contro l’occidente le masse arabe si sono rivoltate contro i loro regimi chiedendo forme democratiche più vicine ai modelli occidentali anziché alla teocrazia radicale predicata dagli estremisti. Oltretutto lo hanno fatto pacificamente e senza ricorrere a uomini-bomba. Questo è stato uno smacco per Al Quaeda poichè ha dimostrato che la loro linea non era l’unica forma di lotta possibile.
L’organizzazione di Bin Laden può ancora colpire e causare lutti nelle città occidentali come in quelle mediorientali. Ma si tratta di un pericolo che prescinde dalla morte di Bin Laden e dal desiderio di vendetta dei suoi seguaci in quanto essi non non hanno mai smesso di operare e sono programmati per andare avanti da soli. In un certo senso il blitz americano in Pakistan ha soprattutto un valore simbolico e psicologico poichè intende mostrare al mondo che nessuno può colpire gli americani e farla franca per sempre. Ma sul piano pratico nulla cambia e le nostre città non sono più sicure di prima poichè le cellule in sonno che vi abitano probabilmente sono ancora presenti. Per contrastarle sul piano strategico è probabile che si faccia continui a far ricorso alla stessa strategia d’intelligence che ha portato all’uccisione di Bin Laden e che ha permesso di sventare altri attentati negli anni passati.
Per minare definitivamente l’ideologia qaedista invece l’Occidente dovrà cercare di vincere la guerra per conquistare “i cuori e le menti” dei suoi avversari. Esattamente ciò non è riuscito a fare Bin Laden e che a lungo termine l’ha reso più vulnerabile.
Braccato dagli americani fin dal 2001, tagliate le sue risorse finanziarie, Osama era attivo nel dare “l’investitura” formale ai gruppi estremisti benedicendone i progetti, ma non c’ è certezza che molte delle azioni spettacolari messe in atto dopo l’11 Settembre siano state organizzate direttamente da lui. In seguito alla reazione americana dopo l’attacco al World Trade Center Al Qaeda è stata costretta sulla difensiva diventando un insieme di piccoli gruppi sparsi con un’ideologia comune ma che agiscono però autonomamente e indipendentemente dal “padre spirituale”. Gli attentati di Madrid e Londra sono un esempio poiché coloro che li portarono a termine avevano pochissimi legami con le aree tribali dell’ Afghanistan e avevano organizzato tutto da soli.
Tuttavia la natura stessa di Al Quaeda la rende in un certo senso “immortale” poichè non si tratta di un corpo unico a cui basta tagliare la testa per eliminarlo. E’ piuttosto un organismo formato da cellule autonome che vanno eliminate una per una (oltretutto senza avere la certezza che non si riformino in futuro).
Questa “natura” di Al Quaeda è stata percepita dagli americani i quali già da diversi anni avevano cambiato la loro strategia riportando la lotta su binari più “convenzionali” e meno militari. Una volta smantellato i campi di addestramento in Afghanistan in seguito alla cacciata dei Talebani nel 2001 gli Usa hanno preferito puntare soprattutto sulle operazioni d’intelligence, sui blitz delle truppe speciali e sugli attacchi mirati dei droni. Quest’opzione era stata adottata già sotto George Bush Jr. ed è diventata poi l’arma principale durante l’Amministrazione Obama. Una strategia che ha dato i suoi frutti tenendo Al Qaeda sotto pressione; considerato che la natura di Al quaeda resta la stessa è probabile che gli americani continuino ad adottarla in futuro.
Tuttavia Al Quaeda non sta perdendo solo il confronto militare con gli Usa. A dispetto del carisma del suo defunto capo, l’organizzazione estremistica ha perso molto consenso all’interno del mondo arabo e le popolazioni mediorientali sembrano meno attratte dal suo fascino. Nel 2001 Bin Laden era considerato un eroe dalle masse arabe; ma oggi, a causa delle continue stragi anche di civili musulmani perpetrate dai suoi uomini-bomba e dell’immagine negativa che ha dato dell’Islam nel mondo, il suo consenso è precipitato. Interessante è il risultato di un sondaggio condotto dall’istituto demoscopico d’indagine americano Pew Research secondo cui l’apprezzamento per Bin Laden in Pakistan nel 2010 sarebbe precipitato al 18% dal 46% del 2003, in Giordania dal 56% sempre del 2003 al 13% di quest’anno e in Libano dal 19% al 1% per lo stesso periodo.
In pratica Al Quaeda con la sua linea stragista non è riuscita nel suo tentativo di conquistare “i cuori e le menti” delle popolazioni mediorientali. Anche le rivolte in corso nel mondo arabo sono una prova del fallimento di bin Laden. Piuttosto che scatenare la guerra santa contro l’occidente le masse arabe si sono rivoltate contro i loro regimi chiedendo forme democratiche più vicine ai modelli occidentali anziché alla teocrazia radicale predicata dagli estremisti. Oltretutto lo hanno fatto pacificamente e senza ricorrere a uomini-bomba. Questo è stato uno smacco per Al Quaeda poichè ha dimostrato che la loro linea non era l’unica forma di lotta possibile.
L’organizzazione di Bin Laden può ancora colpire e causare lutti nelle città occidentali come in quelle mediorientali. Ma si tratta di un pericolo che prescinde dalla morte di Bin Laden e dal desiderio di vendetta dei suoi seguaci in quanto essi non non hanno mai smesso di operare e sono programmati per andare avanti da soli. In un certo senso il blitz americano in Pakistan ha soprattutto un valore simbolico e psicologico poichè intende mostrare al mondo che nessuno può colpire gli americani e farla franca per sempre. Ma sul piano pratico nulla cambia e le nostre città non sono più sicure di prima poichè le cellule in sonno che vi abitano probabilmente sono ancora presenti. Per contrastarle sul piano strategico è probabile che si faccia continui a far ricorso alla stessa strategia d’intelligence che ha portato all’uccisione di Bin Laden e che ha permesso di sventare altri attentati negli anni passati.
Per minare definitivamente l’ideologia qaedista invece l’Occidente dovrà cercare di vincere la guerra per conquistare “i cuori e le menti” dei suoi avversari. Esattamente ciò non è riuscito a fare Bin Laden e che a lungo termine l’ha reso più vulnerabile.
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