Sotto torchio per otto ore. Il martedì più lungo per Salvatore Parolisi, uscito con un viso teso e stanco dalla caserma del napoletano (tra Somma Vesuviana e Frattamaggiore) dove è stato sentito fino all'una di notte. Anche lui ha preso coscienza che l'inchiesta sull'omicidio della moglie Carmela Melania Rea, la giovane donna assassinata a coltellate in una pineta del Teramano dopo essere scomparsa da Colle San Marco, ad Ascoli, dov'era andata insieme al marito Salvatore Parolisi il 18 aprile scorso, è a un bivio. Ed è proprio il vedovo, caporalmaggiore dell'esercito di stanza al Rav Piceno, lo spartiacque. Salvatore è stato sentito come persona informata dei fatti e senza la presenza di un avvocato. All'uscita della caserma del napoletano una folla di persone si è radunata. E intorno alle otto di sera, quando a un certo punto si è aperto il cancello per far uscire una gazzella con una persona sui sedili posteriori, qualcuno non si tiene e urla: "Assassino!". Ma lo sfogo è inutile, è un'auto con una persona che nulla ha a che vedere con il caso di Ascoli.
Una deposizione lunga, ma tranquilla e senza contestazioni. L'uomo rimane non indagato, ma di fatto è il principale sospettato. Parolisi ha nuovamente ricostruito quanto successo il giorno della morte della moglie: lo avrebbe fatto in maniera serena davanti al pm Umberto Monti. Di fatto un interrogatorio chiave, che potrebbe segnare la svolta in un'indagine senza un movente ufficiale, senza indagati e senza l'arma del delitto. "Io non avrei mai lasciato mia moglie Melania", ha esordito nel corso della lunga deposizione.
Ma gli occhi restano puntati su Salvatore. La sua versione non ha mai convinto gli investigatori. E non ha certo aiutato l'immagine della famiglia felice "sfasciata" dalla ormai ufficiale relazione extraconiugale con la soldatessa Ludovica Perrone, con la quale progettava una nuova vita lontana da Melania e dalla figlia. Nel corso del lungo confronto con i pm, Parolisi è stato più volte messo sotto torchio su orari, spostamenti, ricordi. Anche perché ci sono una nuova serie di riscontri telefonici emersi dalle analisi del Ris, non ancora ufficiali. Il 18 aprile, giorno della scomparsa di Melania. il cellulare del marito sarebbe stato agganciato dalla cella di Ripe, dove poi è stato trovato il cadavere, tra le 14 e le 14.15. Il fatto, se fosse accertato, andrebbe clamorosamente contro la versione del caporalmaggiore, che ha invece sempre sostenuto la tesi della scomparsa della moglie a Colle San MArco, a diversi chilometri. di distanza. Dunque Salvatore dice che la moglie è scomparsa a Colle San Marco, ma chi c'era, il titolare di un chiosco, due anziani e alcuni ragazzi, hanno detto di ricordare Salvatore, ma non Melania.
Risulta poi ancora inspiegabile il percorso di Melania per andare in bagno. Perché ha fatto il tragitto più lungo? E perché il marito ha aspettato più di un'ora per dare l'allarme? Così come resta inspiegabile la frase detta all'amico Raffaele dopo la sparizione della moglie: "Me l'hanno portata via". Tutti elementi importanti al vaglio degli inquirenti, ma manca la "prova regina" per iscrivere Salvatore nel registro degli indagati.
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