martedì 10 maggio 2011

Ernesto Preatoni: "Per ridurre il debito c'è una sola soluzione: alzare l'inflazione al 10%"


Ernesto Preatoni ape 2

Ernesto Preatoni, l'uomo che sfidò Cuccia, che tentò la scalata alle Generali rastrellando azioni per oltre 1400 miliardi di lire, accoglie Affaritaliani.it nella sua elegante casa al centro di Milano. In un angolo, un pianoforte a muro di legno chiaro. Cornici con volti di bimbi, i tratti somatici di papà Ernesto, un mobile antico.
Il tratto distintivo della dimora di Preatoni sotto la Madonnina sembra essere la sobrietà. Ma le idee, quelle sono vulcaniche, così come i giudizi. Incalzato da Affari il finanziere parla di tutto: dal Governo al cambio al vertice delle Generali, dal mercato (sempre più depresso per proteggere i potenti) all'Egitto (lui è stato definito "l'inventore di Sharm"), da Ligresti alle nuove opere che stanno cambiando il volto di Milano. Ma il punto di partenza, l'esordio, è molto lontano dalla Lombardia: "Abbiamo costruito un giocattolo troppo complesso. Assolutamente troppo complesso. E poi questo mondo è talmente interconnesso che quando succede qualcosa in una parte del mondo i riverberi sono ovunque. Per questo investo in Russia: è un gigante che esporta materie prime, che quindi non hanno bisogno di trasformazione, ed è scarsamente connesso con il resto del mondo. Ho già otto iniziative immobiliari, e non mi fermo".
Dottor Preatoni, c'è appena stato un cambio al vertice delle Generali. Impossibile non farle una domanda, proprio a lei che tentò di scalare la compagnia nei primi anni Novanta...
Su Geronzi e Galateri non sono in grado di esprimere nessun giudizio perché non ho il tempo di seguire queste cose. E devo dire che non faccio operazioni in titoli azionari dal 1995, da quando misi insieme un pacco di Generali...
Lei, ricordando la sua scalata alle Generali, disse che "si illudeva che il mercato in Italia" prevalesse sul "sistema". Questo, almeno, prima di provare l'assalto al Leone di Trieste. Poi cambiò idea. Secondo lei il mercato in questi anni si è rafforzato oppure prevale ancora il "sistema"?
Non ho incertezza nella risposta: il mercato è ancora più debole di allora. Basta pensare a tutte le leggi che hanno tirato fuori per evitare che rompessero le scatole ai manovratori.
Per esempio?
L'Opa obbligatoria al 30 per cento, che addirittura adesso, per contrastare Lactalis, vorrebbero far scendere ulteriormente. Parmalat e Alitalia sono vicende emblematiche. Poi c'è la questione del "concerto", che è un assurdo. E' un reato facilissimo da contestare, ma che poi è difficilissimo da confermare con una condanna. Però intanto l'effetto sull'assemblea è immediato. Tutto è stato fatto per difendere il sistema, per consolidare ulteriormente il potere di quelli che sono al comando.
Cambiamo argomento. Lei è stato l'inventore di Sharm-el sheik. Mubarak ha avuto un infarto, i suoi figli sono in carcere, il Paese è in una situazione molto difficile.
Io penso che l'Egitto sia il paese che meglio ha reagito alle rivoluzioni in Medio Oriente. E questo perché è di gran lunga il più maturo. La realtà è che questa gente va verso la democrazia, anche se con alcune esagerazioni. E' un paese sul quale fare affidamento in futuro, sicuramente. Certo, se i media esagerano tutto...
Beh, c'è stata una rivoluzione.
Ho capito, ma che cosa c'entra con l'economia il fatto che abbiano messo in prigione i figli di Mubarak?
Come vanno i suoi affari in Egitto?
Alla grande. Sharm ha ripreso fiato. Saremo pieni a Pasqua, ormai non c'è più timore, anche se devo dire che manca un po' il mercato italiano che ha un po' di paure immotivate.
Immotivate?
Quando sento parlare della paura della no-fly zone mi viene da ridere. E' in Libia, Sharm sta a tremila chilometri. Ma di che cosa stiamo parlando?
Lei investe, a livello immobiliare, in Russia, in Estonia, in Siberia, a Sharm. Che cosa ne pensa dello sviluppo immobiliare di Milano?
L'immobiliare in Italia è morto, per adesso. Se ci sarà una grande inflazione, come io prospetto e auspico, potrà avere una chance, altrimenti è defunto.
Non investirebbe su Milano, quindi.
Dico che non farei un'iniziativa immobiliare in Italia neppure se mi pagassero. Anzi, mi passa la voglia pure di investire in Europa. Il debito pubblico in Estonia è del tre per cento. In Russia è al 7 per cento. In Italia siamo al 119 per cento, e la tanto decantata Germania sta al 94 per cento. Non mi vengano a raccontare fole...
A proposito di mattone e di difficoltà. Lei conosce bene Ligresti, che ultimamente non se la passa bene.
E' un settore che in questo momento è geograficamente sbagliato. Guardi, le racconto una cosa. Qualche tempo fa incontro Salvatore e gli dico: "Vieni con me a investire all'estero". E lui mi fa: "Ho già fatto un salto da pazzi a Milano, non me la sento di fare un azzardo nei baltici". Beh, oggi posso dire che quello è stato il suo errore. Avrebbe dovuto prendere in considerazione di ridurre i suoi interessi qui. Lui invece li ha aumentati e questi sono i risultati. Sono passato davanti ai suoi cantieri, ho visto quello che sta costruendo e mi sono venuti i brividi. Perché è vero che le banche ti aiutano, ma prima o poi le banche bisogna ripagarle. Se i prezzi non salgono, e secondo me a breve i valori immobiliari non risaliranno, non riesco a capire qual è il senso di opere così imponenti. Forse il senso è politico, più che economico.
Recentemente Tremonti ha presentato il Documento di Economia e Finanza. L'ha letto? Che cosa ne pensa?
Penso che non vorrei essere nei panni di chi deve far tornare i conti in un paese come l'Italia. Gli faccio i miei auguri, ma è molto difficile.
Come è stata la gestione della crisi da parte del Governo?
Chiunque avesse gestito questa crisi avrebbe avuto gli stessi tipi di problemi. Non voglio esprimere un giudizio politico. Non li invidio.
Senta, è vero che la crisi è finita?
Ma che cosa dice? Gli effetti pesanti di questa crisi non li abbiamo ancora visti fino in fondo. Siamo riusciti a galleggiare, questo sì. Ma supponga che fallisca uno Stato: sarebbe il disastro.
Un altro italiano che è andato all'estero, come lei, è Marchionne. Le piace?
Mi sembra bravissimo, anche se non conosco bene il mercato dell'automobile. I risultati gli danno ragione, però.
Secondo le ultime statistiche, i compensi dei manager sono saliti, in un anno di crisi, del 17 per cento. Non le sembra immorale?
I compensi dei manager, o degli imprenditori, sono in diretta proporzione al fatto che in questo mondo sempre più gente vuol pensare e preoccuparsi sempre di meno, e i pochi che invece vogliono pensare e preoccuparsi guadagneranno sempre di più.
Sta dicendo che in Italia ci sono pochi manager e imprenditori?
Certo, la gran parte delle persone non ha voglia di far fatica. Per questo motivo quelli che ce l'hanno vengono pagate sempre meglio. E' una legge di mercato. Ok i manager, ma in Italia ci vorrebbero più imprenditori che si occupano dell'azienda in prima persona.
Torniamo all'estero, dopo Fukushima che cosa ne pensa del nucleare?
Io dico che si può anche rinunciare al nucleare, ma non riesco a immaginarmi una riduzione delle nostre spese, dei nostri consumi e della qualità della nostra vita. Ma visto che non c'è nessuno disposto a questo, l'unica opzione è e rimane il nucleare.

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