Credo che la disabilità sia un buon metro di misura per la democraticità di questo paese città e del nostro Paese in generale. Parliamo meno delle toghe e più della gente a cui viene negata la libertà di muoversi. Non esistono solo le minacce di reclusione, esistono mezzo milione di prigionieri in casa senza aver commesso nessun reato.
Sono convinto che il mondo della disabilità vive sempre in salita, soprattutto quello legato alla disabilità al femminile. Roma è una sintesi gigantesca delle virtù e dei vizi del nostro Paese. La creatività, la voglia di fare, l’arte, la cultura, ma anche un po’ di ignoranza, molto pregiudizio e una buona quota d’egoismo. Si vede dalla poca disponibilità all’aiuto e all’ascolto.
La donna con disabilità ha potenzialità enormi, la vediamo a capo di associazioni, di realtà politiche e di gruppi. Spesso, però, la sua carriera viene disabilitata. È chiaro che i tempi sono lunghi , ma noi lavoriamo per far crescere e non per essere i notai di quello che non va. La presenza del femminile è importante nei servizi sociali, in quelli sanitari, nell’assistenza alla persona, nella vita indipendente. La voce femminile libera delle potenzialità che dobbiamo avere il coraggio di recepire.
Un intervento concreto a favore della disabilità al femminil oggi si concretizza intervenendo in settori dove lo specifico femminile non è considerato. Esempio lampante il fatto che Roma abbia solo un consultorio familiare minimamente adattato alle esigenze di una donna che cresce e vuole affermare la sua sessualità.
Gli interventi necessari sono diversi, a partire dall’affiancamento delle famiglie nel percorso della presa in carico del figlio con disabilità non solo a livello riabilitativo ma anche familiare facendo comprendere che tutte e due le figure genitoriali debbano partecipare al percorso di vita del figlio, ma non solo.
Oggi occorre potenziare gli asili nido e le scuole per l’infanzia per aumentare un’integrazione precoce del bambino, ma anche dare alla mamma più tempo di lavoro e di vita, applicare correttamente l’articolo della legge 104 che permette al genitore di prendere permessi di lavoro senza intaccare la carriera, istituire consultori familiari ad hoc per donne con disabilità e potenziare al massimo la vita indipendente- Ma la vera sfida per il Paese è quella che la disabilità al femminile possa diventare una priorità nella modulazione dei servizi e dell’agenda politica.
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