Riprende a Perugia l'udienza del processo d'appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, condannati in primo grado a 26 e 25 anni di reclusione per l'omicidio di Meredith Kercher. All'ordine del giorno l'esposizione della perizia genetica sul gancetto del reggiseno di Meredith e sul coltello, ritenuto in primo grado l'arma del delitto.
I due professori dell'università La Sapienza di Roma che l'hanno scritta, Carla Vecchiotti e Stefano Conti, sono entrati in aula e hanno iniziato la loro esposizione. Nella perizia i due tecnici hanno sostenuto che il lavoro della polizia scientifica, secondo gli atti che hanno avuto a disposizione per valutarlo, non è attendibile.
Si preannuncia uno scontro molto acceso tra accusa e difesa. In aula sono presenti i familiari di Amanda giunti dagli Usa e il Tribunale è assediato dalle telecamere dei grandi network americani.
Nella nuova perizia, gli esperti hanno ribadito che non ci sono tracce di dna che possano ricondurre ai due ex fidanzati. In particolare sulla punta della lama del coltello non è stato ritrovato neanche il dna della vittima, come invece era stato verificato dai periti dell'accusa nel primo processo, che ha portato alla condanna di raffaele e amanda. Non c'è traccia del dna di sollecito sul gancetto del reggiseno che rappresentava l'unica prova della presenza del ragazzo pugliese nella casa del delitto. Dunque una perizia che smentisce le sicurezze acquisite nel primo grado di giudizio e allo stesso tempo riapre il dibattito sull'innocenza dei due ex studenti, che si sono sempre dichiarati innocenti, anche dopo quattro lunghissimi anni di carcere già scontati.
Si preannuncia uno scontro molto acceso tra accusa e difesa. In aula sono presenti i familiari di Amanda giunti dagli Usa e il Tribunale è assediato dalle telecamere dei grandi network americani.
Nella nuova perizia, gli esperti hanno ribadito che non ci sono tracce di dna che possano ricondurre ai due ex fidanzati. In particolare sulla punta della lama del coltello non è stato ritrovato neanche il dna della vittima, come invece era stato verificato dai periti dell'accusa nel primo processo, che ha portato alla condanna di raffaele e amanda. Non c'è traccia del dna di sollecito sul gancetto del reggiseno che rappresentava l'unica prova della presenza del ragazzo pugliese nella casa del delitto. Dunque una perizia che smentisce le sicurezze acquisite nel primo grado di giudizio e allo stesso tempo riapre il dibattito sull'innocenza dei due ex studenti, che si sono sempre dichiarati innocenti, anche dopo quattro lunghissimi anni di carcere già scontati.
Nella nuova perizia inoltre si parla di gravi errori formali sull'analisi precedente del dna, che non avrebbe rispettato il protocollo standard internazionale. Gli avvocati di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, Luciano Ghirga e Giulia Buongiorno, considerano la perizia "il grimaldello" per scardinare il teorema dell'accusa, che si basa sull'omicidio a sfondo sessuale perpretrato dai due ex fidanzati con la complicità di Rudy Guede, già condannato a 16 anni in Cassazione.
Al momento i pm Mignini e comodi non hanno mai rilasciato dichiarazioni sulle indiscrezioni della perizia. L'accusa comunque ribadirà l'impossibilità della contaminazione del dna ritrovato sui reperti e oltre che dei dati scientifici si farà forte delle testimonianze che affermano la presenza dei due giovani nei pressi dell'abitazione di via della pergola la sera del delitto.
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