Ha l'esofago accartocciato, le pareti dello stomaco danneggiate, la sedicenne pachistana che ha ingoiato acido muriatico. Vivendo e studiando a Bologna, ha imparato a sentirsi una persona, e non vuole sposare l'uomo scelto dal padre, ma l'uomo che ha scelto lei. Padre e fratelli però non la considerano una persona, ma una cosa di loro proprietà, e quindi vogliono costringerla ad un matrimonio combinato. Per loro è cosa normale.
Ovviamente la ragazza sa che al matrimonio forzato seguirà lo stupro da parte del marito, e l'obbligo di dargli dei figli. E allora preferisce morire e tenta il suicidio. Ecco che cosa significa per una ragazza pachistana imparare a sentirsi persona. Per gli uomini provenienti dai paesi dove vigono barbare usanze nei riguardi delle donne, non converrebbe istituire corsi per imparare a considerare persone le figlie e le sorelle?
Padri e fratelli potrebbero cominciare a studiare la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne (ONU Risoluzione 48/104, 20 dicembre 1993). A ben riflettere però corsi del genere sarebbero più che opportuni anche per molti uomini italiani, per i quali non considerare le donne persone pure è cosa normale.
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