lunedì 18 luglio 2011

Aids/ Allarme esperti, 'cala la guardia. Ripresa infezioni in Ue'

Grandi scoperte scientifiche, a partire dal'utilizzo dei farmaci antiretrovirali a scopo preventivo per bloccare sul nascere l'infezione, ma anche grande sottovalutazione del fenomeno, ritenuto ormai marginale. Per questo l'Aids, silenziosamente, torna a colpire anche in Europa e negli Stati Uniti. E' l'allarme lanciato dagli esperti a poche ore dall'apertura della Conferenza internazionale Ias 2011, il piu' importante appuntamento mondiale sull'Aids che quest'anno si svolge a Roma. "Grazie ai farmaci siamo stati in grado di cronicizzare l'infezione, ma la partita e' ancora aperta - afferma Stefano Vella dell'Istituto Superiore di Sanita', Co-chairman di IAS 2011, intervenuto a un media tutorial realizzato grazie al contributo di MSD Italia - ci sono segnali preoccupanti che indicano una ripresa delle infezioni: in alcune zone della Francia si registra un'incidenza simile a quella del Botswana, a Washington i numeri sono simili a quelli dell'Uganda. I comportamenti e i contesti sociali agevolano la trasmissione del virus, e la percezione del rischio e' bassa". In Italia sono stimate da 143.000 a 165.000 persone HIV positive e di queste oltre 22.000 con AIDS. "L'AIDS non e' affatto sotto controllo - avverte Massimo Andreoni, ordinario di Malattie Infettive dell'Universita' di Tor Vergata - ogni ora nel mondo circa 200 persone muoiono di AIDS e ogni giorno si verificano circa 7.400 nuove infezioni, ma meno della meta' inizia la terapia. La maggior parte dei contagi avviene tra eterosessuali che non percepiscono il rischio nel fare sesso non protetto. E circa la meta' delle persone che giungono alle nostre cliniche hanno contemporaneamente la diagnosi di sieropositivita' e di AIDS, con una grave compromissione clinica". E' il fenomeno dei late presenters, ovvero persone che si percepiscono immuni e non fanno il test. "Nell'agenda della comunicazione l'AIDS ha subito negli ultimi anni un black-out che ha contribuito a dare forma all'attuale aspetto epidemiologico con cui si presenta l'infezione da HIV" - afferma Marco Borderi, Dirigente Medico I livello a Malattie Infettive del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e Direttore HAART - e' cambiato il virus ma e' cambiato anche il paziente. Che non percepisce piu' il rischio e giunge tardi alla diagnosi, con un quadro clinico seriamente compromesso. Ma per fortuna sono cambiati anche i farmaci". Si tratta di farmaci di nuova generazione come raltegravir, capostipite della classe degli inibitori dell'integrasi. Nel corso di IAS 2011 vengono presentati nuovi dati di efficacia a lungo termine (5 anni) di raltegravir in confronto con efavirenz, che dimostrano come il 69% dei pazienti abbia mantenuto la soppressione dei livelli di carica virale al di sotto di 50 copie/mL e abbiano inoltre registrato un aumento maggiore dei CD4.

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