Articolo 8 per facilitare i licenziamenti o contratto unico per incentivare le assunzioni dei giovani?
La manovra appena approvata contiene la famigerata modifica dell’articolo 8 che dovrebbe consentire, in teoria, ai sindacati di concordare con gli imprenditori la possibilità di licenziare i dipendenti in situazioni specifiche senza giusta causa. In teoria perché, come spiega Pietro Ichino sul Corriere, un accordo in questo senso sarebbe facilmente vanificato da un qualunque giudice del lavoro.
Ma l’Italia non ha bisogno di facilitare i licenziamenti, bensì di facilitare le assunzioni di giovani che faticano a trovare lavoro. La disoccupazione giovanile ha raggiunto da noi quasi il 30%. Per facilitare l’ingresso dei giovani al mercato del lavoro, serve un contratto di lavoro unico, cioè non un contratto a termine che disincentiva la formazione di un rapporto di lavoro di lungo termine. E nemmeno un contratto a tempo indeterminato che, viceversa, disincentiva le assunzioni. Quello che serve è un contratto che permetta alle aziende di assumere e di terminare in funzione delle loro esigenze garantendo a chi viene terminato un degno sussudio di disoccupazione e la possibilità di una riqualificazione professionale a spese dello Stato.
Non si tratta di modificare i diritti acquisiti di chi gode oggi della protezione del contratto a tempo indeterminato, ma di dare ai milioni di precari e di disoccupati che oggi hanno poche prospettive professionali maggiori possibilità di avere un posto di lavoro vero, con una protezione nel caso di perdita del posto del lavoro e la possibilità di una riqualificazione professionale.
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