martedì 13 settembre 2011

In carcere la cella è piccola e affollata Detenuto fa causa allo Stato: risarcito

carcere

"Lesioni della dignità umana, intesa anche come adeguatezza del regime penitenziario,soprattutto in ragione dell’insufficiente spazio minimo fruibile nella cella di detenzione". Sono queste le motivazioni con cui un giudice del Tribunale di sorveglianza di Lecce (chiamato per la prima volta a esprimersi in materia) ha condannato, con una sentenza definita epocale, l’amministrazione penitenziaria a risarcire un detenuto tunisino, recluso nel carcere di Borgo San Nicola, con una cifra pari a 220 euro.Il giudice ha accolto il ricorso del legale del detenuto, l’avvocato Alessandro Stomeo, che nel giugno scorso aveva evidenziato le condizioni disumani e degradanti in cui i carcerati sono costretti a vivere, divedendo in tre una cella di circa 11,50 metri quadri, dotata di una sola finestra ed un bagno cieco sprovvisto di acqua calda, con il riscaldamento in funzione d'inverno per una sola ora al giorno, e le cui grate sono chiuse per ben 18 ore. Il terzo dei letti a castello presenti nella cella si trova inoltre a soli 50 centimetri dal soffitto, privando di ogni possibilità di movimento il detenuto.
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Nella sua ordinanza, seppur limitandola a un breve periodo (escludendo i mesi in cui il tunisino ha diviso la cella con una sola persona o in cui ha potuto frequentare il corso di scuola elementare), il giudice della Sorveglianza ha ritenuto di condannare l’amministrazione penitenziaria a risarcire il detenuto, la cui reclusione "non si è accompagnata ad alcun processo rieducativo". "In virtù della coraggiosa decisione del magistrato di Sorveglianza di Lecce – commenta l’avvocato Alessandro Stomeo –, aumenteranno le speranze dei detenuti di vedere riconosciuta, anche sotto forma di risarcimento, la condizione di sovraffollamento e carenza di servizi che sono costretti a subire".

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