Finché gli italiani andavano zitti zitti in Svizzera a nascondere i soldi in qualche banca di Lugano
era un problema per il fisco ma non un sintomo di declino, perché la Svizzera è comunque un
paese ricco, efficiente e non rischioso (anche per questo noioso). La storia comincia a
diventare umiliante quando scopri che molti italiani, soprattutto veneti, stanno scappando a
nascondere i loro soldi in Slovenia.
Non è un bel segnale se i cittadini di un paese ricco e industrializzato come il nostro si sentono
più al sicuro in un paese giovane e da poco affacciato ai fasti dell’occidente, per quanto in
crescita.
Ma come dare torto agli italiani che mettono al sicuro il loro denaro in Istria? Ogni giorno
misuriamo l’incapacità di questo governo e della maggioranza di affrontare la crisi, e non è solo
un problema italiano se anche il premio Nobel Paul Krugman accusa tutti i leader europei di non
essere all’altezza della crisi e di aver fatto sinora scelte sbagliate.
Poi ci sono le specificità italiane, con i problemi di cui ha parlato in un’intervista al nostro
giornale l’economista Loretta Napoleoni, che boccia tutte le scelte del governo sinora e arriva
addirittura a proporre il ritorno alla lira. A completare il quadro, il rischio paventato qualche
giorno fa su Affari Italiani dall’imprenditore Ernesto Preatoni, secondo il quale se comincia la
catastrofe le prime ad essere travolte saranno le banche.
Ricapitolando: l’economia non riparte, il governo è inadeguato, il debito pubblico è alle stelle e
potrebbe richiedere un prelievo forzoso come quello fatto da Amato in una notte del ’92, mentre
ad essere maggiormente a rischio sono le banche. Di fronte a questo può essere logico
pensare che i propri risparmi sarebbero più sicuri altrove. In Slovenia, ma con questi chiari di
luna persino in Congo.
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