mercoledì 28 settembre 2011

Disattenzione cronica


È solo distrazione o il tuo piccolo ha davvero difficoltà a concentrarsi? Come accorgersene e come rimediare per evitare che sorgano problemi più gravi

Disattenzione cronica - È solo distrazione o il tuo piccolo ha davvero difficoltà a concentrarsi? Come accorgersene e come rimediare per evitare che sorgano problemi più gravi


Se il piccolo va male a scuola, non riesce a stare fermo o non si concentra mai potrebbe avere un disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) o un disturbo da Deficit dell’attenzione (ADD). È importante riconoscerlo al più presto per intervenire immediatamente (ma senza allarmismo!) nella maniera più corretta facendo in modo che il tuo bambino ne risenta il meno possibile. Ecco i sintomi da tenere sotto controllo per un arco di circa sei mesi:

1) Commette spessissimo errori di distrazione (vale anche per compitini molto semplici)
2)  Ha difficoltà a mantenere la concentrazione sia sui libri che nei giochi
3)  Sembra non ascoltare
4)  Non porta a termine i compiti che ha iniziato e palesemente non è per incapacità o per capriccio
5)  È riluttante ad impegnarsi in attività che comportano uno sforzo mentale protratto
6)  È sbadato e spesso perde oggetti a lui affidati
7)  Muove con irrequietezza mani e piedi e scorrazza e salta anche in situazioni in cui è evidente che non dovrebbe
8)  Non riesce a stare seduto troppo a lungo
9)  Parla troppo, spesso  interrompendo gli altri

Una volta individuato l’eventuale disturbo occorre passare alla terapia.
 In passato l’unica soluzione era consigliata era di tipo farmacologico che andava ben al di là dei classici mix di vitamine perfettamente utili in momenti come il cambio di stagione e prescrivibili da un pediatra. Oggi, fortunatamente, si cerca di evitare di somministrare a bambini che in genere hanno tra gli otto e i dodici anni tutte quelle medicine e si  può ricorrere a cure dette “Educative” basate sulle Teorie Emotocognitive di Baranello. In tal caso, spiega la Dottoressa Letizia Maduli sul sito Psicologia-sviluppo “L'intervento psicologico, secondo l'approccio della psicologia emotocognitiva, è centrato sull'ambiente di vita del bambino (aspetto psico-sociale), sia familiare che scolastico, apportando modifiche che rispondano alle necessità del bambino e che gli permettano di sviluppare risorse personali e strategie per superare e risolvere le problematiche legate al disturbo […] La psicologia emotocognitiva ha oggi elaborato nuove forme di intervento attraverso l'uso del colloquio psicologico e strumenti educativi che agiscono sul bambino indirettamente, senza la presenza del bambino quindi, fornendo tecniche e strategie di comunicazione e comportamento ai genitori al fine di modificare gli atteggiamenti disfunzionali”.

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