La Procura della Repubblica di Bari ha fatto notificare l’avvisodi conclusione delle indagini preliminari a 41 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo della sanità in Puglia. L’indagine, condotta dai pm Desirè Digeronimo, Marcello Quercia e Francesco Bretone, ha quale principale indagato l’ex assessore regionale della Puglia alla Sanità Alberto Tedesco. A 20 indagati è contestata l'associazione per delinquere; altri reati contestati sono concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Come riporta laGazzetta del Mezzogiorno
I 20 indagati di associazione per delinquere finalizzata a commettere “reati contro la pubblica amministrazione, abuso d’ufficio, concussione e turbativa delle gare di appalto” avrebbero orientato “l'esercizio della funzione pubblica degli uffici delle Asl pugliesi”.
Ciò sarebbe avvenuto “inserendo ai vertici delle Asl direttori generali di propria fiducia, i quali, in accordo con i referenti politici, nominavano a loro volta, su indicazione dei referenti politici, come direttori amministrativi e sanitari (secondo livello) e come primari (terzo livello) persone legate a Tedesco e a Malcangi (ex segretario di Tedesco, ndr) in modo da costituire una rete che era in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari e economici con i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti elettorali da dirottare verso Tedesco in occasione delle competizioni elettorali”.
Ai 41 indagati sono contestati, a vario titolo, oltre ai reati di associazione per delinquere finalizzata alla concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, anche la rivelazione del segreto d’ufficio, la truffa, la corruzione, falso materiale e ideologico e peculato.
Nell’elenco, accanto al nome del senatore Alberto Tedesco, all’epoca dei fatti assessore pugliese alla Sanità, figurano quelli dei vertici delle Asl pugliesi. In particolare Lea Cosentino, ex direttore generale della Asl di Bari, e i suoi colleghi della Bat, Rocco Canosa, e di Lecce, Guido Scoditti. Indagati anche gli allora direttori generali dell’Irccs 'De Bellis' di Castellana Grotte, Giuseppe Liantonio, e dell’Oncologico di Bari, Nicola Pansini, nonchè l’allora direttore amministrativo dell’Arpa Puglia, Marco De Nicolò. C'è anche, tra gli indagati, l’attuale capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio De Caro, il quale, secondo i pm, avrebbe tentato di ottenere un intervento di Tedesco per favorire un suo parente in un concorso pubblico. I fatti contestati si riferiscono al periodo compreso tra il 2005 e il 2009.
LE ACCUSE A TEDESCO - Secondo la procura di Bari, l’ex assessore sarebbe stato a capo di una organizzazione parallela che orientava le nomine dei manager e dei primari e che truccava gli appalti. In questa «cupola» c’erano il suo braccio destro Mario Malcangi, i suoi collaboratori Adolfo Schiraldi e Aldo Sigrisi, il genero Elio Rubino, gli ex manager sanitari Vincenzo Valente, Guido Scoditti e Rocco Canosa, dipendenti delle Asl e imprenditori. A Tedesco vengono anche contestati (in concorso con altri) tre episodi di concussione, uno di corruzione, quattro abusi d’uf ficio, due turbative d’asta, il concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE - A febbraio il gip Giuseppe De Benedictis aveva concesso solo 9 delle 22 misure cautelari richieste dai pm della procura di Bari. In particolare, non aveva riconosciuto l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza per l’accusa di associazione a delinquere, così «salvando» 19 dei 24 indagati (oggi diventati 41). L’associazione è stata ripristinata dal Riesame, che ha finora disposto gli arresti domiciliari sia per Tedesco sia per il genero Elio Rubino, congelati perché entrambi hanno presentato ricorso in Cassazione. Se la Suprema Corte dovesse confermare il provvedimento a carico di Tedesco, per eseguirlo la procura dovrebbe chiedere un nuovo via libera al Senato: Palazzo Madama a luglio ha già detto «no» all’ar resto disposto sulla base dell’ordinanza di De Benedictis. Ora, comunque, la procura ha modificato l’impu - tazione di associazione per delinquere aggiungendo la violazione alla legge sul finanziamento ai partiti.
LE NOMINE - I magistrati ritengono che Tedesco pilotasse «le nomine dei dirigenti generali delle Asl pugliesi effettuate dalla giunta regionale verso persone di propria fiducia»: attraverso questi manager, secondo la procura, l’ex assessore poteva «controllare la nomina dei direttori amministrativi e sanitari in modo da dirottare le gare di appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari (Rubino e Balestrazzi) o da interessi economici e elettorali (Columella e Petronella) intervenendo attivamente sui direttori generali e sui dirigenti amministrativi per destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi ordini».
GLI APPALTI TRUCCATI - Lunga la lista degli appalti che sarebbero stati truccati. Si parte dall’ormai famosa gara per lo smaltimento dei rifiuti sanitari della Asl di Bari, vinta dalla Viri di Altamura (grazie, secondo la procura, all’intervento di Tedesco). Ci sono poi la proroga dell’appalto per l’a rchiv io della Asl Bari e tre lotti dei lavori per il nuovo Oncologico di Bari, aggiudicati secondo i magistrati a ditte vicine all’ex assessore. A Lecce, secondo la procura, sarebbero stati truccati un appalto per le pulizie (vinto dall’Ati Cns-Biologica) e una fornitura per il poliambulatorio di Martano, nella Bat un contratto per l’assistenza tecnica e l’acquisto di ecografi.
I MANAGER «AMICI» - Tra gli indagati c’è mezzo management della sanità pugliese ai tempi di Tedesco. L’ex direttore generale della Asl Bari, Lea Cosentino, gli ex direttori generale e amministrativo della Asl Bat, Rocco Canosa e Felice De Pietro, l’ex direttore sanitario della Asl di Lecce, Franco Sanapo, l’ex direttore amministrativo del «De Bellis» di Castellana, Tommaso Stallone. Indagato (insieme a suo padre e a suo cugino) anche il capogruppo Pd alla Regione, Antonio Decaro: sono accusati di aver fatto ottenere al cugino, tramite Tedesco, le tracce di un concorso all’Arpa.
LA COSENTINO - Alla Cosentino viene contestato un solo episodio: il concorso per il primariato di oculistica all’ospedale di Terlizzi. La ex manager, insieme a Tedesco, a Malcangi, al medico Antonio Acquaviva e ad un dipendente avrebbe truccato la delibera contenente il contratto: l’accusa è concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico e materiale.
MANCA LA PET-TAC: MALATI CONTRO VENDOLA- Saranno il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, e il direttore generale della Asl di Lecce, Valdo Mellone, a dover spiegare, nell'udienza del prossimo 26 ottobre, a un giudice di pace del Tribunale del capoluogo salentino, Luigi Piro, come mai fino a poche settimane fa l'intera provincia non disponesse di una Pet-Tac (si tratta di uno strumento fondamentale nel trattamento e nella diagnosi dei tumori) pubblica o privata in convenzione. I due, infatti, sono stati citati come testi nell'ambito di un procedimento civile promosso contro la Regione Puglia da cinque persone affette da patologie tumorali, costrette a sborsare tra i 600 e i 1000 euro per sostenere l'esame presso uno studio privato. I cinque (in realtà uno di loro è purtroppo deceduto a causa della malattia e pertanto sono gli eredi a comparire in giudizio), assistiti dall'avvocato Massimo Todisco, responsabile anche dell'ufficio legale del Codacons, hanno chiesto un risarcimento danni pari ad alcune migliaia di euro per aver subito una violazione del diritto alla salute. Del resto era stata proprio la giunta Vendola, il 2 marzo 2006, a stabilire che in Puglia fossero necessari otto apparecchi Pet-Tac (cinque pubblici e tre privati) e a dimostrare, fornendo dati statistici estremamente accurati, che addirittura questo numero si sarebbe potuto rivelare insufficiente.
In sintesi la Regione nel 2006 aveva stabilito che vi fosse una Pet ogni 750mila abitanti. Un'esigenza disattesa nella provincia di Lecce dove, secondo i dati del 2010, gli abitanti sono oltre 810mila. Secondo quanto riportato nell'atto di citazione, la mancanza di una Pet-tac sul territorio, ha leso un diritto fondamentale alla salute, sancito anche dalla Carta costituzionale, specie se rapportato alla gravità della malattia delle cinque persone che hanno citato in giudizio l'ente regionale. Si tratta, infatti, di malati tumorali in uno stadio avanzato, per cui non era possibile sottoporsi alle lunghe liste d'attesa delle sedi dotate del prezioso strumento (Bari, Brindisi e San Giovanni Rotondo) o sottoporsi a lunghi e faticosi viaggi della speranza. L'unica possibilità rimaneva quella di eseguire l'esame a pagamento.
La Regione, costituitasi con la propria avvocatura, si è difesa sostenendo che non vi erano fondi per dare avvio al servizio. Una tesi non condivisa dall'avvocato Todisco, che ha evidenziato come per questo tipo di investimenti vi siano dei fondi dello Stato. Toccherà quindi al governatore e al direttore della Asl spiegare come mai, tra gennaio e marzo del 2011, i malati oncologici leccesi non abbiano potuto usufruire dell'indispensabile esame diagnostico. E non è un caso, forse, che proprio in questi giorni la Asl di Lecce abbia finalmente firmato, dopo mesi di polemiche e di attesa, la convenzione, valida fino alla fine del 2011, con lo studio radiologico Calabrese di Cavallino, l'unico in possesso del prezioso strumento in tutta la provincia.