Il federalismo fiscale è legge e, a centocinquantanni dall’unità d’Italia, simette in soffitta la mai risolta questione meridionale.
Un divario economiconon più colmabile oramai, nonostante promesse e garanzie.
Il federalismo è il principio che ognuno deve fare per se. Ogni territorio deve utilizzare leproprie risorse per erogare i servizi ai cittadini.
Gli italiani che abitano nelle regioni più ricche pagheranno meno tasse e riceveranno servizi migliori. Il resto d’Italia si arrangi pure.
E’ questa la filosofia che sottende unprovvedimento emanato da un governo a trazione nordista, schiavo e succubedella Lega Nord, che con i suoi voti lo tiene in vita e chiede in cambio undazio pesantissimo per il sud. Alla faccia di quel manipolo di deputati delmeridione, autodefinitosi “i responsabili” che pur sono indispensabili allasopravvivenza di questo esecutivo alla canna del gas.
Evidentemente la loroattenzione si concentra più sui posti governativi da occupare, che sul destino delle popolazioni che pretendono di rappresentare.
A sud pagheremo più tasse per avere servizi di scarsa qualità, e il divariotra nord e sud tenderà ulteriormente a divaricarsi.
La reazione a questo scempio non è sufficiente neanche a sinistra.Per troppo tempo si è discusso di una presunta “questione settentrionale” e i guasti di questa svista li pagheranno i giovani delle nostre terre.
Già oggi i migliori cervelli meridionali sono costretti a varcare le frontiere nazionali per cercare un lavoro dignitoso. Il futuro sarà caratterizzato da unvero e proprio esodo se non sovvertiamo questo egoismo territoriale.
Sarà questo il compito della sinistra nei prossimi anni, ricalibrare lafunzione della Repubblica sulla solidarietà. Tornare ad essere quei “fratelli d’Italia” cantati dal Mameli. Un principio di solidarietà che l’art. 3 della Costituzione traduce in uno dei compiti della Repubblica: la rimozione delle cause che producono l’ineguaglianza tra i cittadini. Un principio rivoluzionario che si oppone a questo federalismo egoista. Così invece leineguaglianze si aggravano e i cittadini del sud si trasformano in sudditi diserie b, figli di un dio minore senza tutela e senza rappresentanza.
L’era Berlusconiana si chiude quindi con una drammatizzazione della questione meridionale, tanto cara ai Giustino Fortunato, ai Salvemini, ai Gramsci che avevano elevato questo tema a questione fondamentale della unità nazionale.
La Sinistra dovrà assumere il mezzogiorno come la sua priorità e dovrà riportare le regioni meridionali al centro di questo Mediterraneo in grande sommovimento.
Andrea Di Martino
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