In centro a Belluno ogni primo giovedì del mese. Una fila di uomini, mamme e bambini. Italiani e stranieri in attesa di ricevere un sacchetto della spesa dalla parrocchia. Ma tra i veri bisognosi c'è anche chi fa finta di essere povero. E va a chiedere cibo gratis in Suv.
Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto un caso estremo è capitato in via Flavio Ostilio, alla parrocchia dei Santi Biagio e Stefano. «Due signore sono venute a ritirare la nostra offerta a bordo di un Suv - racconta scioccato don Rinaldo De Menech, parroco di San Biagio e Stefano -. Hanno fatto la fila, e non appena ottenuta la busta sono risalite su un'auto che costerà almeno 30mila euro e se ne sono andate». C'è rabbia nelle parole di don Rinaldo, che non ha fatto in tempo a raggiungere le due signore per cantargliele: «Sono arrivato davanti al garage, poco sotto dove distribuiamo le buste e mi sono ritrovato questa enorme macchina parcheggiata al mio posto, tanto che ho dovuto fare dietrofront e andare a mettere la mia auto da un'altra parte - racconta don Rinaldo -. Neanche il tempo di arrivare in canonica, poi, e mi hanno raccontato che su quel Suv erano appena salite due signore venute a ritirare le nostre buste. Mi è venuta una tale rabbia; se solo avessi avuto il tempo di fermarle le avrei svergognate davanti a tutti».
Ogni spesa, grazie alle scorte messe a disposizione ogni mese dal Banco alimentare e integrate anche dalle donazioni dei parrocchiani, è composta in genere da pasta, riso, latte, conserva di pomodoro, tonno, carne in scatola, biscotti, pane in cassetta e qualche volta anche cioccolata o caffè. In tutto circa 4 o 5 chili di cibo consegnati senza chiedere spiegazioni a tutti quelli che si accodano.
Poi la goccia che ha fatto traboccare il vaso; ma la rabbia del parroco, alla soglia dei novant'annni e che tra due settimane lascerà la guida della parrocchia, si allarga anche ad altri episodi simili: «Purtroppo nell'ultimo periodo veniamo imbrogliati da molte persone - assicura don Rinaldo -, per lo più badanti che si fingono povere ma che in realtà percepiscono con regolarità uno stipendio. E non solo: il passaparola sulla nostra iniziativa sta richiamando tanta gente da fuori e non siamo più in grado di distinguere i reali bisognosi da chi invece se ne approfitta e basta».
E, paradosso assoluto, finisce che le famiglie bellunesi davvero bisognose siano le ultime a chiedere la spesa della parrocchia: «Purtroppo vedo sempre più gente che non conosco - conclude don Rinaldo -, ma tutte le famiglie che davvero so quanto siano bisognose non hanno neppure il coraggio di venire per paura di esser viste da qualche conoscente».
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