Gli animalisti continuano lo sciopero della fame e in piazza Mercanti a Milano un banchetto raccoglie le firme per la chiusura dell'allevamento lager di Green Hill. E mentre l'ex ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla torna a Montichiari per una nuova protesta arriva il comunicato ufficiale dell'Asl. Elenca tutti i controlli e le violazioni riscontrate nel 2011 (leggile). E arriva l'ultimatum di Asl e Comune: "O gli interventi o la chiusura"
PASSI AVANTI - Gli animalisti continuano lo sciopero della fame e in piazza Mercanti a Milano un banchetto raccoglie le firme per la chiusura dell'allevamento lager di Green Hill. E mentre l'ex ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla torna a Montichiari per una nuova protesta arriva il comunicato ufficiale dell'Asl di Brescia. Riguarda i controlli fatti nell'allevamento lager e le irregolarità riscontrate. Irregolarità che cominciano a pesare sulle sorti della struttura che alleva 2500 beagle l'anno destinati alla vivisezione (la struttura fa capo alla multinazionale Great Divide Aps di Copenaghen, legata alla americana Marshall Farms). Asl e Comune hanno imposto alla società di attuare tutti gli "interventi finalizzati a garantire distinzione e separazione tra lo stabilimento fornitore e la struttura destinata all’allevamento".
Nel corso dei controlli svolti negli anni (compreso il 2010) il distretto veterinario dell’Asl di Brescia ha sanzionato la società per: mancata registrazione in anagrafe canina regionale di 160 cani deceduti; registrazione degli animali non esaustive per quanto attiene il carico/scarico dei cani al di sotto dei 60 giorni e degli animali morti in quest’età; mancata registrazione delle carcasse non ancora identificate con tatuaggio; incompletezza della documentazione di smaltimento carcasse. Irregolarità che nelle successive verifiche, parevano risolte a volte in modo parziale. L'Asl elenca anche tutti i controlli e le violazioni riscontrate nel 2011: il 17 gennaio la verifica dell’inserimento corretto dei cani in anagrafe canina regionale (riscontrata violazione, con erogazione di sanzione); il 28 una verifica relativa all’attività di farmaco sorveglianza ha portato ad un'altra erogazione di sanzione.
L'Asl ricorda anche che "in più occasioni ha contestato la violazione da parte di Green Hill della disciplina normativa che impone di garantire la separazione e la distinzione tra la struttura dedita all’allevamento e quella dedita alla fornitura di cavie". Per questo illecito il Comune di Montichiari ha già revocato due volte l’autorizzazione come stabilimento fornitore (30 novembre 2010) e poi sospeso la revoca (15 luglio 2010). Il 2 dicembre Asl e Comune hanno chiesto a Green Hill di provvedere entro 120 giorni ad attuare gli "interventi finalizzati a garantire distinzione e separazione tra lo stabilimento fornitore e la struttura destinata all’allevamento".
CASO AL VIMINALE - Il sindaco di Montichiari (Brescia) Elena Zanola dichiara: "Ho pensato spesso di chiudere Green Hill per motivi di ordine pubblico - spiega il primo cittadino - Devo solo capire se rientra tra le mie possibilità". Settimana prossima il sindaco si recherà a Roma per un appuntamento con il ministro dell'Interno. "Ho scritto al Viminale per trovare una soluzione - continua - Montichiari non può più essere presa d'assalto da questi manifestanti". Elena Zanola non condanna tutti quelli che vogliono la chiusura di Green Hill, ma fa delle distinzioni: "I teppisti non li considero, ma ho grandissima stima per quelli che hanno raccolto le firme". Il primo cittadino spiega di volersene "fare carico", consegnando la petizione contro l'allevamento al ministero della Salute. "Le firme vengono da tutta Italia e ora è Roma a doversene occupare - chiarisce - È il Parlamento che deve rivedere la legge". Sara D'Angelo, del coordinamento Fermare Green Hill, dice che potrebbe essere tutto più semplice: "Basterebbe che il Pirellone seguisse l'esempio dell' Emilia dove la legge regionale vieta l'allevamento di animali per la vivisezione". Esiste già un precedente: il 9 giugno 2010, dopo anni di proteste, ha chiuso l'allevamento Stefano Morini di San Polo D'Enza.
Ascolta nel video qui sotto la videointervista a Michela Kuan, biologa e responsabile nazionale del reparto Vivisezione della Lav
Da alcuni anni Green Hill è stata acquisita da un’azienda americana, la Marshall Farm Inc. Marshall è un nome tristemente noto in tutto il mondo in quanto è la più grande “fabbrica” di cani da laboratorio che esista. Il beagle Marshall è addirittura uno standard di varietà . I cani di Marshall vengono spediti via aereo in tutto il mondo, ma con l’acquisto di Green Hill come sede europea e la costruzione di un enorme allevamento in Cina, Marshall sta portando avanti un piano di espansione e di monopolio del mercato. In quest’ottica va visto anche il progetto di ampliamento che prevede la costruzione di altri capanni a Montichiari, per arrivare ad avere 5.000 cani nell’allevamento Green Hill, che diventerebbe il più grande allevamento di cani beagle in Europa.
CHE COSA E' GREEN HILL - E' un’azienda che alleva cani beagle per i laboratori di vivisezione a Montichiari (Brescia). Da questo allevamento, spiegano gli animalisti sul stio www.fermaregreenhill.it, più di 250 cani ogni mese finiscono negli stabulari, tra le mani dei vivisettori e sui tavoli operatori. Dentro i 5 capanni di Green Hill sono rinchiusi fino a 2500 cani adulti, più le varie cucciolate. Un lager per animali fatto di capanni chiusi, asettici, senza spazi all’aperto e senza aria o luce naturale. File e file di gabbie con luci artificiali e un sistema di areazione sono l’ambiente in cui crescono questi cani, prima di essere caricati su un furgone e spediti nell’inferno dei laboratori. Tra i clienti di Green Hill ci sono laboratori universitari, aziende farmaceutiche rinomate e centri di sperimentazione come il famigerato Huntingdon Life Sciences in Inghilterra, il più grande laboratorio di tortura animale in Europa.
Per un prezzo dai 450 ai 900 euro si possono comprare cani di tutte le età. Chi è¨ disposto a pagare di più può comprare anche una madre gravida. Green Hill e Marshall Farm inoltre offrono ai propri clienti trattamenti chirurgici su richiesta, tra cui il taglio delle corde vocali o l’asportazione di alcune ghiandole.
LEZIONI AMERICANE
Negli Stati Uniti i laboratori di ricerca finanziati dal Governo diranno presto addio ai test sugli animali per sperimentare sostanze chimiche, farmaci e tossine. Nel corso del congresso dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze (AAAS), le tre più importanti agenzie americane, ovvero il National Institutes of Environmental Health Sciences (Niehs); il National Human Genome Research Institute (Nhgri) ed il Environmental Protection Agency (Epa) hanno firmato a Boston, durante il meeting annuale tenutosi il 15 febbraio 2008, un accordo per un importante progetto di tossicologia cellulare. Le agenzie hanno rilevato il crescente disagio dell’opinione pubblica, la preoccupazione riguardo la sperimentazione animale e ciò ha contribuito a dare il via alla loro collaborazione.
Le agenzie hanno messo in atto quanto già annunciato nel Giugno 2007 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche statunitense (NRC) con il Rapporto “Tossicologia del 21° secolo”. Cellule o modelli computerizzati al posto di topi e cavie, con un vantaggio sia dal punto di vista “animalista” che dell'accuratezza dei risultati ottenuti. I nuovi metodi di ricerca saranno più efficaci, veloci ed immensamente meno costosi rispetto ai precedenti. Francis Collins, direttore del Nhgri - riferisce alla prestigiosa rivista Science: “gli studi scientifici condotti sugli animali non sono attendibili e non sempre funzionano. Considerando che l'obiettivo dei ricercatori è solitamente quello di testare gli effetti di una sostanza sulle cellule, perché non estrarne alcune dai differenti organi invece di utilizzare un intero organismo vivente?”. Secondo il direttore del Niehs, Samuel Wilson, “I laboratori potranno presto usare i nuovi test per studiare 100.000 composti in oltre 15 concentrazioni, in soli 2 giorni. Mentre per avere lo stesso risultato, oggi si dovrebbe lavorare otto ore al giorno, sette giorni a settimana, per sei mesi”.
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